Umberto Eco e Il nome della rosa
brevissima biografia...
Umberto Eco è uno scrittore, semiologo, filosofo italiano di fama internazionale. È nato ad Alessandria, in Piemonte, il 5 gennaio del 1932.
Ha insegnato in molte università italiane e straniere.
È un saggista prolifico, ha scritto numerosi saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo.
Il suo curriculum vitae è enorme e … per chi volesse saperne di più c’è una bellissima pagina su di lui su Wikipedia.
Tra moltissime altre cose, è stato uno dei fondatori del Gruppo 63, definito di neoavanguardia per differenziarlo dalle avanguardie storiche del Novecento.
Ecco cosa ne dice, in proposito, Wikipedia.
Il Gruppo 63 è stato un movimento letterario che si costituì a Palermo nell'ottobre del 1963 in seguito a un convegno tenutosi a Solunto da alcuni giovani intellettuali fortemente critici nei confronti delle opere letterarie ancora legate a modelli tradizionali tipici degli anni cinquanta.
Del gruppo facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi animati dal desiderio di sperimentare nuove forme di espressione, rompendo con gli schemi tradizionali.
Richiamandosi alle avanguardie degli inizi del secolo, il Gruppo 63 si richiamava alle idee del marxismo e alla teoria dello strutturalismo. Senza darsi delle regole definite (il gruppo non ebbe mai un suo manifesto), diede origine a opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa trama (ne è un esempio Alberto Arbasino), talvolta improntate all'impegno sociale militante (come gli scritti di Elio Pagliarani), ma che in ogni caso contestavano e respingevano i moduli tipici del romanzo neorealista e della poesia tradizionale, perseguendo una ricerca sperimentale di forme linguistiche e contenuti.
(…)
Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama piuttosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento élitario, accusato di cerebralismo. Inoltre, alcune accuse contro i "conservatori" della letteratura, poi con il tempo riconsiderate, furono amplificate dai giornali e dagli stessi avversari.